L'assassinio di Giovanni Novara (13 luglio 1922)
Nelle elezioni comunali, svoltesi il 24 ottobre 1920, per la prima volta venne eletto un sindaco socialista, e precisamente Ermenegildo Vignati.
Gli ambigui rapporti tra Gianfranco Tosi e i fascisti
Dai documenti che abbiamo trovato all’archivio di stato sappiamo che tra la fine del '21 e i primi mesi del '22 si pensò di finanziare le casse comunali riscuotendo un dazio sul carbone che la Tosi bruciava nelle sue ciminiere. L’ingegner Gianfranco Tosi si rifiutò e durante un comizio che il sindaco tenne sulle scale del municipio, per spiegare alla popolazione le sue ragioni, fece intervenire un centinaio di fascisti col preciso intento di disturbare e intimorire anche con dei colpi di rivoltella.
Dai documenti che abbiamo trovato all’archivio di stato sappiamo che tra la fine del '21 e i primi mesi del '22 si pensò di finanziare le casse comunali riscuotendo un dazio sul carbone che la Tosi bruciava nelle sue ciminiere. L’ingegner Gianfranco Tosi si rifiutò e durante un comizio che il sindaco tenne sulle scale del municipio, per spiegare alla popolazione le sue ragioni, fece intervenire un centinaio di fascisti col preciso intento di disturbare e intimorire anche con dei colpi di rivoltella.
Furono molti e stretti i rapporti intercorsi tra industriali e fascisti con finanziamenti, fornitura di armi e infine anche con la concessione della palestra Tosi come sede provvisoria del fascio locale.
Nei mesi successivi si andarono sempre più intensificando gli episodi di provocazione e scontro con i socialisti e soprattutto con i comunisti e gli anarchici della città. Gli avvenimenti presero una decisa accelerazione con l’inizio di luglio '22.
Legnano, luglio 1922
Ai primi di luglio arrivano al prefetto di Milano voci sul fatto che l’obbiettivo di fondo dei fascisti fosse l’occupazione del Municipio. In quei giorni i fascisti giravano in gruppi portando appese alle cinture il regolare bastone da "passeggio" e meno visibili pugnali e pistole.
Ai primi di luglio arrivano al prefetto di Milano voci sul fatto che l’obbiettivo di fondo dei fascisti fosse l’occupazione del Municipio. In quei giorni i fascisti giravano in gruppi portando appese alle cinture il regolare bastone da "passeggio" e meno visibili pugnali e pistole.
Certamente i comunisti non erano affatto disposti a subire e reagirono. La giornata del 7 luglio vide uno scontro tra sette fascisti e un gruppo di comunisti, tra questi Mario Covini e Carlo Venegoni. Si sparò anche qualche colpo in aria. Il pronto intervento della PS si accanì solo sui militanti della sinistra. L’accusa fu di tentato omicidio.
Nei giorni successivi si susseguirono altri scontri e scaramucce. A farne le spese furono Paolo Venegoni, citato come "comunista in licenza militare" e Giovanni Novara. Il giorno 10 un gruppo di fascisti, non di Legnano, devastò a colpi di pistola il negozio di Teodoro Prandoni, causando duemila lire di danni.
Il sottoprefetto di Gallarate colse al volo l’occasione e con la giustificazione di impedire un assalto da parte dei fascisti alla Camera del Lavoro di via Novara 15 ordinò una minuziosa perquisizione, svolta proprio nel momento in cui i comunisti erano pronti a difendere la loro sede.
Il rapporto racconta che la maggior parte degli occupanti saltarono il muro di cinta e fuggirono nelle campagne. La perquisizione portò al sequestro di un moschetto e di una rivoltella.
Nei numerosi scontri avvenuti in quei giorni i tutori dell’ordine non fermarono mai un fascista, in compenso troviamo fermi e denunce a carico di molti comunisti.
Conclusa questa operazione e denunciati un buon numero di compagni, il sottoprefetto Palmieri si sentì tranquillo e lo comunico al superiore. Malauguratamente si sbagliò.
Nei numerosi scontri avvenuti in quei giorni i tutori dell’ordine non fermarono mai un fascista, in compenso troviamo fermi e denunce a carico di molti comunisti.
Conclusa questa operazione e denunciati un buon numero di compagni, il sottoprefetto Palmieri si sentì tranquillo e lo comunico al superiore. Malauguratamente si sbagliò.
L'omicidio di Giovanni Novara
La sera di giovedì 13 luglio, alle 20, un commando composto da Diego Vassalli, Renato Falzone, Luigi Zanzottera (il vero assassino), Ubaldo Ranzi, Antonio Bienati e Pasquale Bedani sorprese Giovanni Novara all’uscita del suo parrucchiere in via XXIX Maggio (dove ora c'è una lapide) e sparò diversi colpi di rivoltella. Il tutto avvenne sotto gli occhi della fidanzata. Lo colpirono all’addome e alla scapola. Avevano sparato per uccidere. Morirà il 17 luglio.
La sera di giovedì 13 luglio, alle 20, un commando composto da Diego Vassalli, Renato Falzone, Luigi Zanzottera (il vero assassino), Ubaldo Ranzi, Antonio Bienati e Pasquale Bedani sorprese Giovanni Novara all’uscita del suo parrucchiere in via XXIX Maggio (dove ora c'è una lapide) e sparò diversi colpi di rivoltella. Il tutto avvenne sotto gli occhi della fidanzata. Lo colpirono all’addome e alla scapola. Avevano sparato per uccidere. Morirà il 17 luglio.
Il primo rapporto redatto dal sottoprefetto il 14 mattina dipinge Novara come un delinquente comune, lo definisce un "rapinatore". Il sottoprefetto non può però evitare di eseguire il sequestro e la perquisizione della sede dei fascisti.
Durante la perquisizione vennero trovate e sequestrate 5 rivoltelle, 4 bombe a mano e 4 razzi di segnalazione. Il solo Vassalli venne arrestato, gli altri divennero latitanti. Non venne mai celebrato il processo.
I segretari delle Leghe subirono pressioni per non dichiarare lo sciopero generale, ma in modo spontaneo ai funerali, tenuti il giorno 17, parteciparono ben 5000 legnanesi (tra di loro anche Mauro Venegoni). In testa al corteo il gonfalone della città.
L'omicidio di Giovanni Novara sarà solo il primo di un lungo elenco di violenze compiute dai fascisti a Legnano.
Gian Luigi Bandera
Le foto in pagina provengono dall'archivio della famiglia Alli e pubblicate grazie alla collaborazione di Daniele Berti
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