Legnano, 25 aprile ‘45I giorni della Liberazione
26 aprile
All’alba del 26 aprile 1945 il comando partigiano decide di forzare la situazione e per prima cosa attacca e sbaraglia il presidio alla caserma secondaria nei pressi del casello dell’autostrada.
All’incrocio Cadorna-Sempione-Toselli arriva una colonna di tedeschi. La lotta è dura ma la colonna viene fermata con anche l’aiuto di numerosi operai venuti in appoggio ai partigiani.
E’ in questo contesto che perde la vita il giovane partigiano della Carroccio Marcello Colombo. I tedeschi stavano per arrendersi quando uno sparo lontano viene interpretato da entrambe le parti come un inganno del nemico e si ricomincia a sparare in una confusione terribile. Marcello si rifugia nel cortile della ditta Mocchetti e dopo un’ora imprudentemente si affaccia in strada. Viene centrato alla fronte e muore sul colpo. Non è l’unico a morire. Una targa all’incrocio Cadorna-Sempione ricorda l’episodio e i caduti.
Alle 10.00 la colonna si arrende: era costituita da un autoblindo, un autocarro con cannoncino, due camion sei auto militari e 70 uomini.
Verso le 11 arrivano dall’autostrada due mezzi corazzati tedeschi che scortano un camion con la truppa e puntano verso il centro di Legnano. Un nuovo scontro a fuoco lascia sul campo tre partigiani morti e numerosi feriti. I tedeschi però fuggono, rientrano in autostrada e si dirigono verso sud.
Monsignor Cappelletti annota. “Ore 13. Si ha notizia che Milano è in potere del Comitato di Liberazione Nazionale. Legnano è imbandierata. E’ giorno di festa”.
Il resto della giornata passa tuttavia in un clima di tensione continua tra segnalazioni di gruppi autotrasportati in movimento.
27 aprile
Il 27 aprile a Legnano si spara ancora e in una sala di Palazzo Italia nasce il comando unificato della Divisione Mauri. Mario Cozzi, comandante della 101^ e 182^ Brigata Garibaldi, ricorda: “Avevo visto l’insurrezione nascere e mi ero preoccupato di quella. Ma a un certo punto mi sono preoccupato dei garibaldini, che rischiavano di essere quasi niente quando, invece, avevano fatto tutto loro. Il mio compito sarebbe stato quello di difendere i garibaldini e di non far emergere formazioni che non avevano fatto niente. La Carroccio era emersa immediatamente. Aveva preso tutti i camions, tutta la roba che lei poteva se la prendeva…”.
Quindi la Carroccio era nata militarmente solo nei giorni immediatamente precedenti l’insurrezione e ora sembrava pretendere un ruolo politico-militare che non era giustificato.
Quel 27 aprile Cozzi andò due volte alla sede del comando: una prima volta per avere uomini da utilizzare nei combattimenti che non accennavano a spegnersi in città, la seconda volta per definire i ruoli del comando unificato.
Per riuscire ad entrare a Palazzo Italia e per essere ascoltato dai dirigenti della Carroccio, Cozzi si presentò armato di mitra e con atteggiamenti minacciosi: “Fatto è che vado dentro dal Tinelli. C’era il Tinelli, il Pensotti e il prete, don Carlo. Il tenente Angelo non c’era. Gli ho detto “Qui io conosco solo il prete, don Carlo. Voi non so nemmeno che esistete. Ma qui, adesso, voi cosa state facendo?! Noi abbiamo fatto tutto, noi stiamo combattendo e voi, qui, state assumendo il comando di tutto. Qui bisogna mettersi d’accordo… Se voi vi mettete d’accordo con noi, bene, altrimenti io vi disarmo tutti e vi porto via tutti i mezzi. E se poi voi non reagite, vi mando a casa, se reagite faremo la discussione e vi allungo giù per terra anche voi…”
Ci siamo messi d’accordo! “Da questo momento, siccome io ho due formazioni, la 101esima e la 182esima, mi prendo la responsabilità e divento il responsabile di zona. Siamo d’accordo?…. Voi sarete anche commissari, quello che volete, e allora così andiamo bene. Se no vi disarmo e…” “
A distanza di anni Cozzi commenterà: “Ecco, è nata lì la formazione unificata del comando. Non è stata tanto amichevole la situazione. Han dovuto accettarla”.
28 aprile
28 aprile 1945. Ore 5 di mattina. Sono diverse le testimonianze.
Samuele Turconi, comandante della 101^ Brigata Garibaldi GAP – “Ma non tutto era ancora finito. Arrivò da una staffetta la notizia che una colonna di tedeschi proveniente da Oleggio si dirigeva su Busto Arsizio. Partii immediatamente con altri partigiani con l’intento di recarci al più presto nella zona e per intercettare la colonna”
Un testimone – “Già all'alba del 28 aprile si udivano in lontananza spari e cupi rimbombi. La colonna era imponente e faceva paura...c'erano centinaia di automezzi, carri e autocarri di munizioni e di viveri, militari in assetto da guerra, mitragliatrici, contraerea, lanciarazzi e bombe a mano. La colonna avanzava lentamente, sparando a casaccio, da lontano e in alto, diversi colpi...”
Samuele Turconi – “Ci attestammo in una cascina sulla strada che entrava in Busto. Corno Alberto e Bigatelli piazzarono una mitragliatrice Breda, pronti a far fuoco all’apparire dei tedeschi.”
Luciano Vignati (Claudio), comandante di zona della Alfredo Di Dio – “Un pugno di uomini su un camion con una mitragliera a quattro canne è davanti all’avversario. Una raffica. Il Comandante scende dal camion e intima l’alt. “Noi volere passare!” “Ho l’ordine del mio comandante di non lasciare passare nessuno” è la risposta. La colonna si arresta.”
Samuele Turconi – “I tedeschi si fermarono a circa 200 metri da noi dopo che gli sparammo contro una raffica di mitra. Subito dopo cominciò la trattativa tra due ufficiali tedeschi e l’ufficiale italiano. Poi arrivarono in seguito Marcora con un gruppo di altri partigiani ed un ufficiale d’artiglieria dell’esercito. La trattativa proseguì sino verso le undici quando fummo sorvolati da un trimotore con le insegne tedesche cancellate. Secondo il mio amico Cozzi era il capitano Marcati che sorvolava la zona”.
Intanto stavano arrivando da nord anche le formazioni garibaldine piemontesi del leggendario Cino Moscatelli, dirette a Milano. Tra loro, di ritorno, il nostro legnanese Arno Covini.
Samuele Turconi – “A quel punto il comandante tedesco si decise ad accettare la resa ed a rinunciare a proseguire per la via del Brennero. Fu una fortuna perché erano ancora ben armati e se avessero voluto combattere sarebbero stati per noi guai seri. … Dopo pochi attimi ed improvvisamente [il comandante] si suicidò sparandosi alla tempia con la pistola d’ordinanza”.
Adesso era veramente finita.
29 aprile
Adesso era veramente finita. Legnano era libera!
I proclami bilingue non erano più in tedesco ma in inglese e si stava tornando lentamente alla normalità.
Adesso era il momento di pensare ai tanti feriti e ai caduti per la libertà, nel periodo clandestino o per la Liberazione, di pensare ai funerali.
Il 29 aprile alle 14.00 si svolge il funerale solenne dei 14 morti del 25 e 26 aprile con le bare portate a spalla e la partecipazione di persone anche dai paesi vicini: Aldo Branca, Luigi Ciapparelli, Gaetano Colombo, Marcello Colombo, Paolo Guidi, Amleto Mancinelli, Ermenegildo Monticelli, Oreste Parravicini, Ernesto Pinciroli, Gaetano Ripamonti, Riziero Terracchini, Ugo Vedani, Riccardo Vignati, Mario Zoni.
Il 1° maggio dalla caserma partigiana Carducci parte il funerale del vice-comandante della 101^ Brigata Garibaldi GAP Giuseppe Rossato, il cui corpo era stato recuperato in quei giorni dal cimitero di Musocco a Milano dalla fossa comune in cui era stato gettato dopo la fucilazione al Campo Giuriati del 14 gennaio 1945.
Verso il 9 o 10 maggio da via Milano parte il funerale di Giuseppe Bollini, fucilato l’8 febbraio a Cannobio, e di altri 3 partigiani.
Il 25 ottobre il funerale solenne di Mauro Venegoni.
E’ il momento di consegnare le armi, di smobilitare. Parecchi proclami conservati nell’archivio comunale lo testimoniano.
Il 19 maggio “Viene decisa la partenza per Bolzano di un autopulmann e di un camion…” E’ infatti il momento anche di pensare a recuperare i deportati di Legnano e di assisterli, “La composizione del pacco/tipo unico per tutti indistintamente è così definita: 1 vestito nuovo confezionato, 1 paio mutande, 1 camicia, 1 canottiera, 2 fazzoletti, 1 paio scarpe, 1 paio calze.” Viene costituito un Comitato per l’assistenza. Pensate all’estrema miseria di chi ha bisogno di un paio di mutande ecc perché ha nemmeno quello.
Il 10 maggio viene a Legnano il generale Raffaele Cadorna che visita la caserma Carducci, i cui comandanti sono Enzo Zanchi, Arno Covini e Samuele Turconi, e in piazza San Magno consegna una piccola somma in denaro alle famiglie dei partigiani caduti.
Ma è anche il momento della gioia. Ricorda la staffetta partigiana Iole Legnani “E la gioia che ho provato, perché siamo entrati in questo Comune che allora… c’erano dentro tutti fascisti… siamo saliti sulla scala, hanno aperto il balcone, quello che guarda sul Palazzo Italia. C’erano tutte le bandiere. Tutta la gente. Piena. E lì mi cominciava a venir freddo. Poi d’un tratto arriva la banda che suona. Ho pianto… le lacrime dagli occhi mi venivan giù… E giù c’era il Gasparini: mi dice “Perché piangi? Non sei contenta?” “Piango dalla felicità!” Proprio una cosa mai provata nella mia vita, vedere tutta ‘sta gente che esultava. Insomma una cosa molto bella, molto bella”.
Ora si può sfilare per le vie di Legnano e parlare apertamente a quelle persone per le quali si era combattuto: il primo comizio di Carlo Venegoni è rimasto nella memoria di tanti, affacciato al balcone sopra la Farmacia Centrale in piazza San Magno.
Era il momento per gli americani di andare gratis in piscina e per i ragazzini dell’oratorio di andare in campeggio con le tende abbandonate dagli americani e recuperate dal Don Carlo. E di trovare tutte le occasioni per ballare pubblicamente, nonostante i vari parroci tuonassero dai pulpiti contro la “ballomania”.
Renata Pasquetto e Giancarlo Restelli
Per saperne di più
Maggiori particolari e fotografie a questo link:
Documenti del Fondo Cozzi e del Comune di Legnano a questo link:https://drive.google.com/file/d/0B2oiTbuM9ihjS3hvbGpuMDgtbkk/view?usp=sharing
Le tombe dei partigiani legnanesi: https://youtu.be/W50oulSj5cA
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